sabato 26 dicembre 2015

"Animalia. Oltre il giardino di Philes" in via della Rocca 17, Torino

 La mia mostra personale "ANIMALIA. Oltre il giardino di Philes" prosegue fino al 23 gennaio 2016 presso FEBO & DAFNE Associazione Culturale in via della Rocca 17, Torino, con una selezione di 12 matite su carta.
 

venerdì 11 dicembre 2015

Il leone volante

Credo che molti di voi sfogliando il catalogo e visitando la mostra si siano chiesti come mai il leone  Simba ha come secondo titolo "Colui che fu Oom Leeuw". Qui di seguito riporto questa bella storia tratta da "Leggende della Madre Africa" a cura di Roger D. Abrahams, Edizioni Arcana da cui è stato tratto questo titolo. Buona lettura!

"Simba (Colui che fu Oom Leeuw)", matita su carta, 60x60 cm, 2015


IL LEONE VOLANTE
Sudafrica 


Al tempo dei tempi Oom Leeuw soleva volare, e nulla e nessuno poteva sfuggirgli. Le sue ali erano coperte di piume: erano come le ali di Frate Pipistrello, molto forti, e quando il leone non volava le teneva ripiegate lungo i fianchi. Quando era in collera batteva con le punte per terra, tr-r-r, come Oubaas il tacchino che gloglotta e si pavoneggia davanti alle sue mogli, tr-r-r, e quando voleva alzarsi da terra spiegava le ali e le batteva su e giù, lentamente in principio, poi sempre più rapidamente - così, così, così - finche con esse faceva un gran vento e si sollevava e navigava nell'aria.
Oh, ma era uno spettacolo terribile! Poi quando era alto sopra la terra, guardava in giù, cercando qualche cosa da uccidere. Se vedeva una mandria di antilopi, volava finchè si trovava proprio al di sopra e adocchiava una bella antilope grassa: poi sfoderava i suoi artigli di ferro, ripiegava le ali e - whoosh! - piombava sul povero animale prima che quello avesse tempo di balzare al riparo. Si, questo era il modo in cui Oom Leeuw cacciama ai vecchi tempi.
C'era una sola cosa di cui aveva paura, ossia che le ossa degli animali da lui presi e divorati fossero fatte a pezzi. Nessuno sapeva perchè e tutti avevano troppa paura di Oom Leeuw per cercare di scoprirlo. La belva soleva tenersi tutte le ossa nella sua caverna e aveva delle cornacchie nere per sorvegliarle, due ala volta: non le brutte cornacchie nere che fanno il nido nei salici vicino all'argine, ma cornacchie bianche del genere che nasce solo una volta in molti anni. Non appena si trovava un piccolo di cornacchia che fosse bianco, veniva portato a Oom Leeuw: questo era il suo ordine. Lui lo teneva sulle montagne e lo faceva crescere; e quando le vecchie cornacchie bianche morivano, la maggiore delle giovani andava a far la guardia; e così c'erano sempre delle cornacchie bianche a sorvagliare le ossa, quando Oom Leeuw andava a caccia.
Ma un giorno, mentr'egli era lontano, arrivo il Grande Ranocchio, hop-hop-hoppity-hop, e disse: "Perchè ve ne state qui sedute tutto il giorno, o cornacchie dalla testa bianca?" E le cornacchie dissero: "Noi siamo qui a vigilare sulle ossa per conto di Oom Leeuw." "Ma dovete essere stanca di star lì sedute!" Disse il Grande Ranocchio. "Volate via per un po' e sgranchitevi le ali. Io starò qui e veglierò sulle ossa." Le cornacchie bianche guardarono di qua e di là, di su e di giù e tutt'attorno, ma no! Oom Leeuw non si vedeva proprio. E pensarono: "Ecco l'occasione di volar via per un po'!" E così dissero: "Cr-r-raw, cr-r-raw" e aprirono le ali e volarono via. Il Grande Ranocchio gli gridò dietro: "Non abbiate fretta di tornare! Volate finchè vi piace! Veglierò io sulle ossa."
Ma non appena si furono allontanate egli disse: "Ora potrò finalmente scoprire perchè Oom Leeuw non vuole che le ossa vengano spezzate." E andò in giro da una parte all'altra della casa di Oom Leeuw, spezzando tutte le ossa che poteva trovare. E lavorava rapidamente! Crack, crack, crack, crack! Ovunque andasse frantumava le ossa. Quando ebbe finito se ne andò saltellando, più veloce che potè. Era quasi arrivato al suo stagno quando fu raggiunto dalle cornacchie bianche. Erano andate a volare sulla montagna e al ritorno avevano visto tutte le ossa spezzate ed erano state prese da grande spavento.
"Craw, craw" dissero. "Fratello Grande Ranocchio, perchè sei così malvagio? Oom Leeuw sarà molto arrabbiato e ci staccherà a morsi le nostre belle testine bianche. E senza testa come potremo vivere?"
Ma il Grande Ranocchio fece finta di non aver sentito. Corse a balzelloni più lontano che potè e le cornacchie bianche gli andarono dietro.
"Non serve scappare, ranocchio," dissero. "Oom Leeuw ti troverà ovunque tu ti nasconda e con un solo colpo dei suoi artigli di ferro ti ucciderà."
Ma il Grande Ranocchio non se ne diede per inteso. Continuò la sua strada saltellando e quando arrivò al suo stagno si sedette sul bordo dell'acqua e vi specchiò i bei occhi che aveva nel suo brutto vecchio muso, e disse: "Quando arriva Oom Leeuw, ditegli che sono io quello che a fatto a pezzi le sue ossa. Ditegli che io abito in questo stagno, e se vuol vedermi, che venga qui."
Le cornacchie bianche erano molto arrabbiate. Volarono giù in picchiata per beccare il Grande Ranocchio, ma non fecero che conficcare il becco nel fango molle, perchè lì il Ranocchio non c'era più. Si era tuffato nello stagno e le cornacchie bianche poterono solo vedere i cerchi d'acqua intorno al punto in cui quello si era immerso.
Oom Leeuw era molto lontano e aspettava il suo cibo, aspettava il suo cibo. Infine vide un branco di zebre e cercò di volare in alto per potersi precipitare su una di loro: ma non ci riuscì. Tentò ancora: ma no, non ce la faceva. Aprì le sue grandi ali e le battè più volte, ma erano terribilmente deboli. Allora Oom Leeuw seppe che qualcosa era andato male nella sua caverna e montò su tutte le furie. Battè gli artigli di ferro sul terreno e ruggì, ruggì. Cominciò piano, come il tuono lontano, che rimbomb fra le gole, poi sempre più forte, finchè - "hoor-rr-rr-rr, hoor-rr-rr-rr" - la terra sembrò tremare sotto i suoi piedi. Era un fragore terribile.
Ma tutto questo ruggire non servì a nulla, e infine dovette rassegnarsi a tornare a casa. Trovò le povere cornacchie bianche quasi morte di terrore, ma ben presto esse scoprirono che non poteva più volare e così non ebbero più paura di lui.
"Hoor-rr-rr-rr, hoor-rr-rr-rr!" ruggì il leone. "Che avete mai fatto per rendere le mie ai così deboli?" E quelle dissero: "Mentre Oom era lontano, qualcuno è venuto e ha fatto a pezzi le ossa." E Oom Leeuw disse: "Vi avevo messe qui per sorvegliarle. E' colpa vostra se sono a pezzi e per punirvi vi staccherò a morsi le vostre stupide teste bianche. Hoor-rr-rr-rr!"
Balzò su di loro, ma quelle ora non avevano più paura di lui. Volarono via e si librarono nell'aria intorno alla sua testa, troppo alte perchè potesse raggiungerle, e gli gridarono: "Ha-ha! Oom non può più prenderci! Le sue ossa sono a pezzi e le sue ali sono fuori uso! Ora uomini e animali possono rivivere. Noi voleremo vie e daremo a tutti la buona notizia."
Oom Leeuw balzò nell'aria, prima da una parte e oi dall'altra, cercando di colpirle; ma non riuscì a raggiungerle. E quando vide che tutti i suoi sforzi erano vani si rotolò per terra e ruggì più forte che mai. Le cornacchie bianche volarono a cerchio su di lui e gridanoro: "Ha-ha! Non può più volare! Non fa che rotolarsi e ruggire! E quello che ha fatto a pezzi le ossa ha detto: 'Se Oom Leeuw mi vuole, può venirmi a cercare nello stagno'. Craw, craw" e volarono via.
Allora Oom Leeuw penso: "Aspetta, andrò a prendere quello che mi ha fatto a pezzi le ossa. Lo prenderò." Così andò allo stagno, ed ecco là il vecchio ranocchio che sedeva al sole, sul bordo dell'acqua. Oom Leeuw strisciò lentamente, in silenzio, verso il ranocchio.
"Ah, l'ho preso!" pensò e fece un balzo, ma il ranocchio disse: "Ho!" e si tuffò nello stagno eiemerse dall'altra parte, e si sedette ammiccando al sole. Oom Leeuw corse tutt'attorno allo stagno più velocemene che potè e stava per balzargli addosso quando il ranocchio si tuffò di nuovo e riemerse dall'altra parte. E così continuarono. Ogni volta, proprio quando Oom Leeuw lo aveva quasi afferrato, il ranocchio si tuffava e gridava: "Ho!" dall'altra parte dello stagno.
Infine Oom Leeuw capì che era inutile cercare di acchiappare il ranocchio, così se ne tornò a casa per vedere se poteva rabberciare le ossa fatte a pezzi. Ma non ci riuscì, e da quel giorno non potè più volare, solo camminare sulle sue zampe di ferro. E da quel giorno imparò anche a strisciare in silenzio alle spalle delle sue prede e anche se continua a prenderle e a mangiarle non è più così pericoloso come lo era quando poteva volare.
E le cornacchie bianche non sanno più parlare. Possono solo dire: "Craw, craw!"
Ma il Grande Ranocchio continua a saltellare hop-hop-hoppity-hop intorno allo stagno, e ogni volta che vede Oom Leeuw dice soltanto: "Ho!" e si tuffa nell'acqua più presto che può, e se sta là a ridere quando sente ruggire il leone.