venerdì 3 luglio 2015

L'intervista su Artim Magazine

Una piccola intervista sul mio percorso artisico su Artim Magazine, da pagina 73. 

Gli animali sono i soggetti principali dei tuoi lavori ed è soprattutto sull’ambiente naturale che il tuo sguardo si concentra. Di fronte alle tue opere, l’incontro tra l’osservatore e il soggetto è improvviso e funge come da catapulta in uno scorcio di natura selvaggia. Come è nata la tua passione per gli animali e il loro habitat? Cosa è per te “Wild Aim”?
Ho sempre provato una particolare curiosità e un intenso amore nei confronti della natura e in particolar modo per il mondo degli animali. Sono affascinata dalla libertà, dall mistero, dalla bellezza che risiede in loro e nella natura stessa. L'unicità degli animali mi spinge a rappresentarli. Dipingerli e disegnarli significa cercare di capirli, conoscerli, amarli.
Ricordo un episodio di quando andavo all'elementari. Avevo disegnato un'anatra nell'acqua e più la guardavo più mi piaceva. Forse è stato in quel momento che, inconsciamente, ho deciso che nella mia vita avrei disegnato gli animali e la natura.
Wild Aim è un modo per condividere i miei lavori e le mie esperienze. Un modo per far avvicinare alla natura anche chi non può viverla costantemente. Trovo estremamente interessante la possibilità di leggere il racconto che sta dietro una foto o un dipinto o un disegno di un fotografo o di un artista. Credo amplifici il suo valore o comunque permetta al fruitore di capire, di entrare dentro l'immagine e nel lavoro di ognuno di noi.


Oltre alla pittura, ultimamente ti sei dedicata soprattutto al disegno a matita. In che modo hai connesso queste diverse tecniche nel tuo studio del mondo naturale? 
Le differenti tecniche mi permettono di indagare la natura con risultati diversi. Nell'ultimo anno e mezzo ho deciso di lavorare in bianco e nero per un pura scelta tecnica. L'olio era diventato difficile e non riuscivo più a concentrarmi sul colore. Forse è stata anche una scelta “egoistica” per stare meglio con me stessa e i miei pensieri mentre lavoro. Sedermi alla mia scrivania davanti al banco reclinabile mi rilassa e mi aiuta a concentrarmi sull'immagine che sto realizzando. La matita è uno strumento semplice, alla portata di tutti, spesso considerata una tecnica “minore”. Io credo invece sia una tecnica molto complessa, che permette di realizzare sfumature infinite e lavori anche molto complicati. Inoltre è uno strumento con cui mi viene facile indagare i dettagli essendo i miei lavori molto minuziosi e particolareggiati.


Unire arte e natura ti ha portato a viaggiare molto e negli USA hai avuto la possibilità di conoscere due grandi artisti del calibro di Robert Bateman e Chris Bacon. In che modo questi incontri hanno influito sulla tua evoluzione artistica?  
Ho conosciuto questi due artisti durante la mostra internazionale “Birds in Art” che si tiene ogni anno presso il Leigh Yawkey Woodson Art Museum di Wausau nel Wisconsin Centrale, a cui ho partecipato nel 2013 e 2014. Oltre alla mostra in sé, avvenimento molto importante, è un momento di condivisione e confronto tra gli artisti. Ho avuto la sensazione di essere accolta in una grande famiglia, nella quale nonostante le differenze culturali, tutti ti trattano con rispetto, uniti dall'amore per la pittura, il disegno, la scultura e la Wildlife Art.
Robert Bateman in particolar modo è sempre stato un grande ispiratore. Nei miei momenti bui mi basta sfogliare uno dei suoi libri per trovare conforto, nuove energie e rimettermi a lavorare e pensare che tutto può diventare semplice, fluido e possibile.
Osservare le loro opere mi ha aiutata a capire l'importanza dell'impaginazione dell'immagine, essendo loro i grandi maestri della composizione.


Vivere a contatto con gli animali significa toccare con mano la forza profonda e, allo stesso tempo, la fragilità della natura. Nel mondo globalizzato di oggi oramai non si contano più gli attacchi agli ecosistemi da parte dell’uomo, ad opera di multinazionali, ma anche di governi (vedi il problema degli Ogm e quello delle trivellazioni). In che modo, secondo te, ogni singolo individuo può agire per cercare di arginare questo strapotere e preservare l’ambiente in cui vive?   
Innanzitutto credo sia importante sforzarsi di far conoscere e sensiblizzare le nuove generazioni al mondo della natura. La scuola, per esempio, può giocare un ruolo importante nell'educazione ecologica sul territorio.
Nell'era di internet siamo bombardati da video e informazioni completamente sbagliate sugli animali. Innumerevoli filmati alterano la percezione degli stessi spesso intesi come giocattoli o pupazzetti, e non come esseri pensanti, con dei sentimenti, e alle volte pericolosi. Bisognerebbe potenziare il contatto diretto con la natura e gli animali per far conoscere sia la loro grande bellezza, ma anche la loro grande potenza, quindi incrementare una corretta informazione poiché bisogna “informare per formare”.

In una parte delle tue opere ti concentri maggiormente sugli animali, unici protagonisti dell’opera, mentre in altri lavori gli stessi sono calati nell’ambiente che li circonda, che così assume un ruolo significativo. Cosa ti ha portata a sottolineare questa relazione tra soggetto e spazio circostante?
Sostanzialmente il viaggio. Viaggiare e vivere la natura mi ha portata ad ampliare il mio campo visivo e di conseguenza a rappresentare gli animali nel loro contesto. Dalle mie esperienze al Parco del Gran Paradiso in Valle d'Aosta è nato “L'eremita”; non ho resistito a non disegnare quella vista mozzafiato di montagne che si stagliava dietro a quel piccolo stambecco in punta alla parete rocciosa in primo piano. Un altro esempio è “La sentinella”, un maschio di camoscio che spunta tra un intreccio di rami controluce. Qui ho provato a raccontare l'emozione dell'incontro con i camosci nel Parco Nazionale d'Abruzzo.