domenica 31 marzo 2013

su Effetto Arte

Su Effetto Arte di marzo/aprile è uscito questo articolo scritto da Stefania Bison.


LE SILENZIOSE VOCI DEGLI ANIMALI
nella pittura di Giorgia Oldano


Puoi conoscere il cuore di un uomo già dal modo in cui egli tratta le bestie.
Immanuel Kant


Rappresentare la natura è un gesto culturale che si radica profondamente nella storia dell’uomo. Dalle primitive incisioni rupestri, ai cicli pittorici ritrovati nelle grotte, dai disegni dei primi viaggiatori, ai quadri dei maestri fiamminghi, le forme della natura ci sono state trasmesse con le tecniche e le interpretazioni più varie.
Non basta tuttavia avere solo una buona mano – particolare del resto fondamentale che appartiene a Giorgia Oldano – o possedere un notevole senso estetico, non è sufficiente curare in modo minuzioso i particolari per produrre qualcosa che sia non solo gradevole ma anche corretto dal punto di vista scientifico. 
La qualità che non deve, e non può mancare, a un artista che ha deciso di intraprendere la difficile strada di misurarsi con l’ambiente naturale, e quindi anche con gli animali, è l’amore profondo e radicato per la natura e la sua conoscenza.
Parlo di una difficile strada perché la natura è multiforme e perfetta nelle sue forme viventi, e gli animali sono dei microcosmi assolutamente compiuti e realizzati a cui nulla può essere aggiunto.
Giorgia Oldano possiede questa rara e importante qualità: conosce la natura nelle sue varie espressioni, l’ha vissuta e continua a viverla intimamente, guardandola con occhi appassionati, ma riuscendo a mantenere la giusta distanza per non farsi ammaliare dalle sue meraviglie. 

La Oldano non fa dunque parte della categoria di persone che Rigoni Stern tacciava in modo lapidario come “ecologisti da salotto”, coloro che non conoscendo i nomi degli alberi li chiamano tutti indistintamente “pini” (e probabilmente solo le stesse persone che faticano a distinguere un cammello da un dromedario, un cerbiatto da un capriolo). La giovane, solo anagraficamente, pittrice torinese si misura “sul campo” con le sue tigri, i suoi rinoceronti, i panda e i leoni. Nel 2012 ha vinto il premio di Campionessa Italiana di Disegno Naturalistico, concorso “OASIS Disegna la Natura”, che l’ha portata a vivere in prima persona l’habitat naturale degli animali che campeggiano silenziosi sulle sue tele. E sono sicura che la Oldano è tornata dall’Africa non solo carica di taccuini di appunti, disegni e schizzi, ma con impresse negli occhi le movenze, gli sguardi, gli sbadigli e le espressioni indecifrabili di quegli animali che noi da qui possiamo solo immaginare.

Osservando con cura le opere di Giorgia Oldano emerge una qualità a mio avviso rara: le sue opere non sono mai artificiose, e soprattutto non intaccano mai la realtà. I suoi animali sono veri, immuni dall’intervento della mano dell’artista che li fa, e li rende, buoni o cattivi, che ne altera, accentuandole o smussandole, le forme per compiacere l’osservatore. La sua è un’osservazione meticolosa e minuziosa che tuttavia riesce a non scivolare nell’iperrealismo. La mano della Oldano indugia con precisione sulle superfici grinzose della pelle di un elefante che cammina beato sulla tela, ignaro degli sguardi che lo seguono, e sulle rughe del muso di un rinoceronte bianco che, riposandosi su un terreno polveroso, ci guarda di sbieco con aria quasi interrogativa. Nelle sue opere nulla è lasciato al caso: il puntuale disegno preparatorio, i passaggi di luci e ombre, il calibrato gioco di contrappunti cromatici, sono la tangibile conferma che Giorgia Oldano è pittrice che conosce profondamente il mestiere difficile dell’arte della tavolozza. Nella sua produzione espressiva forma e sostanza sono unite indissolubilmente: la bella pittura è funzionale a un’ideale di purezza, e viceversa, in un calibrato equilibrio di professionalità e istinto.
Gli animali di Giorgia Oldano non si impongono al nostro sguardo con insistenza, anzi raramente ci guardano negli occhi. Chiedono però il nostro silenzio, e il rispetto della loro presenza. Che non è altro che rispettare, in ultima analisi, anche noi stessi.


Ringrazio Stefania Bison per aver dedicato questo stupendo articolo al mio lavoro.



venerdì 15 marzo 2013

Quel giorno tra le giraffe

Bafaga on giraffe, matita su carta, 39x39 cm

E' primo pomeriggio al South Luangwa National Park... nella silenziosa foresta compaiono tre giraffe. Trasportano sui loro lunghi colli le inseparabili bufaghe, piccoli uccelli che si nutrono di alcuni piccoli parassiti (come zecche e mosche) nocivi all'animale ospite.
Così ho voluto rappresentarle.