sabato 1 dicembre 2012

Rolando Bellini commenta "Born to be wild"

Oggi è l'ultimo giorno in cui si potrà visitare la mostra "Born to be wild", fino alle 19,30 di questa sera.
Voglio concludere questa esperienza con il commento che Rolando Bellini ha scritto vedendo l'esposizione.

"Cattività", olio su tela e acrilico, 300x300cm
"Tela Estinta", olio su tela, 60x80 cm
Wunderkammer

Presso la Galleria Dieffe Arte Contemporanea (v. Porta Palatina 9) di Torino si è inaugurata il 25 ottobre u.s. una personale di Giorgia Oldano, Born To Be Wild. Due rinoceronti in grafite (su carta), un olio (su tela), raffiguranti un petroso profilo di un rinoceronte; un orso subacqueo a olio (su tela) e ancora una tigre ad olio (su più tele, esattamente nove a costruire una griglia); per finire disegni a matita e disegni a lapis più acquerello nella migliore

 tradizione “classicista”, raffiguranti, declinati su differenti formati, quei nobili rapaci notturni che sono i gufi e le civette, gratificati ultimamente anche dal fenomeno globale della saga di Harry Potter della scrittrice britannica Rowling. In tutto, se ho contato bene, nove splendidi pennuti. Questo è il “bestiario” fantastico e reale di Giorgia Oldano.
La giovane artista – suggerisce nella puntuale presentazione critica Simone D’Agostino – intende proporre/svelare la diversità degli sguardi, da un lato quello animale, quello di questi magnifici ritratti di animali, e dall’altro lato invece lo sguardo dell’uomo che si trova di fronte a questi inattesi “interlocutori”.
"Underwater", olio su tela 50x50 cm
D’Agostino chiama in causa molto opportunamente sia Mark Twain sia George Bernard Shaw, a voler rafforzare lo scarto che ci divide dall’universo animale, ma anche a voler manifestare, in filigrana, la stessa sostanza fisiognomica e corporale di queste teste/volti di animali vivamente ritratti.
Ne discende, direi, un’inattesa inquietudine e un nuovo stupore, derivati in primis dall’incontro, leonardesco, degli occhi – i nostri di riguardanti, i loro di riguardati – e immediatamente dopo, dalla scoperta di siffatte identità animali, la tigre, l’orso, i rinoceronti, la civetta e i gufi.
Identità, debbo aggiungere, che chiamano in causa da un lato tutta la fenomenologia storico/artistica, dall’altro lato piuttosto la fisicità - intendo dire la fisicità di ogni singola effige -  loro. L’essere, in buona sostanza, dei bei creati costituiti, in un caso da grafite nell’altro da lapis , o nell’altro ancora da matite e acquerelli ecc.. Dato che proprio la redazione loro finisce per assumere un ruolo primario, più incisivo del soggetto stesso. Pur sempre incisivo, se non altro nella misura in cui la stessa identità animale dell’uno e dell’altro soggetto, è vincolata alla sua costruzione o realizzazione. A tal segno che si finisce per cogliere, infine, la poetica che genera il linguaggio artistico esplicitato da Giorgia Oldano.
Rinoceronti in galleria

Un linguaggio recitante, all’unisono, un’analitica ripresa del dato di realtà, espressa con accento neoclassico. Contestualmente un lessico che pronuncia reiteratamente vocaboli di indubbia irrealtà. L’esito una figurazione straordinaria sospesa ai confini della realtà. In grado anche per questo di far vedere oltre ogni possibile vedere.


Rolando Bellini










Ringrazio tutte le persone che sono passate, che hanno lasciato commenti, con cui ho chiaccherato e che dopo tanti anni ho ritrovato.

Vi aspetto alla prossima...che sarà a breve!

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